In prossimità del profetizzato ‘secondo lockdown’ italiano, quale scatterà come una sorta di incantesimo analogo alla mezzanotte per Cenerentola; la popolazione,deprivata nuovamente dei propri diritti(fra cui attività lavorative, istruzione, sport…) , da settimane ha preso consapevolezza del futuro annientamento economico-sociale e psico-fisico totale cagionato da una possibile chiusura precauzionale. Per rendersi conto della presa di coscienza comune, basti pensare ai recenti e vani tentativi di disobbedienza civile: partendo dagli alunni, cui attenzione prestata durante le “lezioni” è ormai pari a quella di una effigie vuota dinanzi uno schermo sonoro e colorato, sino ad arrivare a quella restante parte di popolazione attiva, cui attività sopravvissute al primo lockdown, sono ormai ormai prive di effettive speranze di ripresa.


Il sopramenzionato scenario non avrebbe di certo sorpreso i due massimi autori-profeti distopici del 900’, Aldous Huxley (autore de ‘Il mondo nuovo’) e George Orwell (autore di ‘1984’) ma, facendo un passo indietro, come avrebbero reagito oggi i sommi poeti dell’antichità, i lirici dell’amore, gli stilnovisti o i celebri pittori romantici in un contesto in cui il sentimento umano è stato dissacrato e sostituito da sterili automatismi telematici da remoto?

La progressività e lo sviluppo di qualsiasi forma d’arte dipende dal dinamismo della realtà circostante. Considerando il nostro modus vivendi estremamente condizionato dalle limitazioni, come la sospensione della catartica esperienza del teatro e la preclusione di ogni possibilità di aggregazione sociale; qualsiasi manifestazione creativa si limita ad essere un vano prodotto creativo standardizzato, frutto dell’esistenza umana attualmente immobile.
Indubbiamente le personalità artistiche che elaborarono le rappresentazioni più elevate e sublimi del sentimento, come Ovidio, Dante ed Hayez, oggi vivrebbero questa situazione di repressione sentimentale e artistica in uno stato agonizzante; provate ad immaginare quale possa essere la reazione se, l’autore dell’Ars amatoria, il celebre poema di tre libri che fornisce consigli pratici su come conquistare la propria amata\o, oggi fosse alle prese con i nostri comuni messaggi sdolcinati.


Uno degli esemplari consigli che offre Ovidio, nei panni di praeceptor amoris(precettore dell’amore), è cercare un contatto UMANO: è essenziale per l’amante cercare un contatto fisico con l’amata. Consiglia come luogo d’incontro il teatro; con semplici gesti, come raccogliere un fazzoletto caduto alla fanciulla, l’amante riuscirà cortesemente ad avviare una conversazione.
Si ricordi inoltre che , attorno al più celebre portavoce dei precetti amorosi, girino numerose leggende riguardanti gli incontri passionali con la sua Corinna: ancora oggi, a Sulmona(luogo di nascita del poeta), è possibile visitare la cosiddetta ”fontana d’Ovidio’’, ove si dice che egli, tornato da Roma, abbia passato intere notti passionate con la sua amata. Come avrebbe potuto oggi nutrire d’amore il suo genio artistico, con gli stringenti orari del coprifuoco?

Lo stilnovista passionato Dante, autore della Commedia e della Vita Nuova, avrebbe mai intrapreso il suo “itinerarium mentis in deum” verso il paradiso, senza aver potuto osservare almeno una volta la ‘tanto gentil e onesta’ Beatrice a passeggio? Si sarebbero riconosciuti pur avendo il volto coperto dalla mascherina?

In tal contesto, è inevitabile menzionare Francesco Hayez, artista romantico per eccellenza, autore de ‘il Bacio’ (immagine comunemente condivisa oggi come prototipo di post-manifestazione romantica sui social). L’opera evidenzia un momento autentico di tenera intimità fra due amanti immersi nel panorama quattrocentesco; periodo in cui l’amore era concepito come sentimento nobilitante per eccellenza, essenza di elevazione dell’animo. Oggi Hayez avrebbe mai colto e dipinto una scena simile?


Il Bacio di Hayez può essere interpretato in chiave moderna-covidiana come raffigurazione esemplare di tutti quei ‘congiunti’ e amanti che, pur convivendo con le molteplici restrizioni imposte, tengono a preservare autenticamente il loro sacro sentimento, anche di nascosto e per pochi istanti. In prossimità di una nuova chiusura, l’opera di Hayez funge da caloroso stimolo per tutti a non mettere in lockdown anche il cuore, le passioni e gli affetti. Istanza comune è quella di considerare ancor oggi che il Medioevo sia stato epoca di sole barbarie; in realtà, a differenza della disforica passività attuale, i cortesi cavalieri e valorosi crociati, spinti dal sentimento, affrontarono anche le pestilenze e febbri malariche che accompagnarono quegli anni. Non permettete che il vostro animo si possa chiudere; superate le barriere poste dalla proposizione ”prima che facciano il lockdown” e agite prescindendo da qualsiasi ostacolo. L’esortazione è quella di concedere una maggior rilevanza ai decreti dell’animo e tentare di contrastare le difficoltà dovute alle restrizioni; continuare ad incontrarsi, anche solo per guardarsi negli occhi per pochi istanti o persino al supermercato e nei luoghi più inusuali, farà in modo che venga preservato il vivido fuoco che ‘ditta’ dentro e la fiamma che ci lega a chi amiamo.

Benedetta Ippolito
Unthèconte


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